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Accise benzina: arriva il decreto Carburanti

Tutte le novità introdotte per contrastare il caro benzina dopo il taglio delle accise

La decisione del nuovo Governo di ridurre lo sconto sulle accise è stato uno degli argomenti più discussi dall’inizio del 2023.

Una manovra ritenuta “assurda” dal Codacons con conseguenti effetti sul portafoglio degli italiani poiché il taglio delle accise era stata l’unica misura che aveva permesso di calmierare il prezzo dei carburanti

Per contrastare i prezzi in continuo aumento, è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il decreto Carburanti che contiene “disposizioni urgenti in materia di trasparenza dei prezzi carburanti e di rafforzamento dei poteri di controllo del Garante per la sorveglianza dei prezzi”.

           

L'accisa mobile per contrastare il caro carburante

La prima novità è l’introduzione dell’accisa mobile, cioè un’accisa che cambia in base all’andamento del prezzo del petrolio e che consente di compensare eventuali rincari del prezzo del carburante. Non è un meccanismo nuovo poiché si tratta di un sistema introdotto con la Legge Finanziaria del 2008 da Bersani che però non ha mai visto applicazione prima d’ora. 

Il decreto Carburanti prevede che il taglio delle accise possa essere adottato solo in una circostanza, ovvero “quando il prezzo del petrolio aumenta, sulla media del precedente bimestre, rispetto al valore di riferimento, espresso in euro, indicato nell’ultimo Documento di programmazione economico-finanziaria (DEF)”.

Quindi, il sistema dell’accisa mobile funziona così: se nel bimestre precedente, il prezzo del petrolio supera, in media, il valore di riferimento contenuto nell’ultimo DEF, si va ad applicare uno sconto sulle accise proporzionale all’aumento dei prezzi, che dev’essere coperto con l’extragettito dell’Iva. 

        

Quando scatta il taglio delle accise?

Il decreto legge, quindi, prevede che all’aumento del prezzo del petrolio corrisponda una riduzione dell’accisa con conseguente risparmio da parte dei consumatori. In realtà, vi è però una condizione a questo taglio: l’accisa mobile non si attiva ogni qualvolta si è in presenza di un aumento del prezzo petrolio, ma solo quando quest’ultimo, in media, supera una certa soglia. 

Quest'ultima è rappresentata dal valore previsto dal Governo quindi l'accisa mobile può scattare solo quando la media del prezzo del petrolio, negli ultimi due mesi, oltrepasserà tale soglia

Nel caso del Governo Meloni, la stima del prezzo del petrolio segnalata nell'ultimo DEF è pari a 90 dollari al barile perciò l'accisa mobile verrà applicata solo quando, in media, negli ultimi due mesi, il prezzo del petrolio supererà i 90 dollari. 

Solo quando si verificherà questa situazione, lo Stato deciderà di impiegare i soldi extra provenienti dall'Iva sul petrolio per tagliare le accise

Va però tenuto in considerazione che, il prezzo del petrolio, a partire dall'inizio dell'anno, è sempre stato più basso rispetto a quanto previsto dal Governo. Per evitare che il sistema dell'accisa mobile non entri mai in funzione, il Governo ha quindi previsto che, nel caso in cui per quattro mesi la media del prezzo del petrolio continui ad essere inferiore rispetto al valore previsto nel DEF, allora il parametro da prendere in considerazione sarà il prezzo più basso.

              

Senza il taglio delle accise, quanto costerà fare un pieno nel 2023?

Il 31 dicembre 2022 è ufficialmente scaduto lo sconto sulle accise, una riduzione pari a 18,3 centesimi (rispetto allo sconto di 30,5 centesimi applicato finora).

Quindi, la situazione, da gennaio 2023, è ben diversa: il prezzo della benzina in modalità self-service arriverà a sfiorare i 1,80 euro/litro; il prezzo del gasolio passerà invece a 1,87 euro/litro.

Nel 2022 abbiamo parlato molto delle cause del picco nel prezzo del gasolio, che oggi ha di gran lunga superato quello della benzina.

Da non sottovalutare anche l'effetto "indiretto" che la riduzione del taglio accise produrrà sui prezzi dei beni al dettaglio.

L'aumento dei prezzi preoccupa le associazioni dei consumatori, le quali sostengono che la riduzione dello sconto sulle accise provocherà un aumento dei costi del trasporto su gomma pari a 5,2 miliardi di euro nel 2023.

L'85% della merce in Italia viaggia su gomma; un aumento nei prezzi del gasolio avrà quindi un impatto negativo anche sull'inflazione. I rincari provocheranno una crescita dell'inflazione stimata del +0,4% per i costi di trasporto delle merci.

Secondo le rilevazioni del Codacons, da gennaio un pieno di carburante costerà fino a 9,15 euro in più, per un totale di +220 euro all'anno per ogni automobilista.

  

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